amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 16 ottobre 2012

Basta stringerlo un po' più forte, per gioco, quel calice di rosso che tenevi in mano, perché si spacchi in mille pezzi e due persone si feriscano. E' capitato domenica sera, riuniti da qualche parte a scaldarci con le voci e a guardare Baumgartner alla tv di un locale, tifando come si fa solo per i pazzi o i perdenti. Ho pensato, allora, a com'è facile rompere qualcosa stringendo troppo forte; bisogna essere sobri, con le cose cui si tiene davvero.

Mi ci sono ribellata per anni, io che sono impulsiva ed entusiasta e dovevo lottare contro i modi inglesi del Tomtom, e adesso che il Carota è così affettuoso mi accorgo di essere un po' inglese anch'io. Adesso che il Tomtom torna, chiama e scrive solo per essersi accorto delle mie valigie pronte. Ma io non posso tornare indietro solo perché mi è familiare come la strada di casa, o perché, dentro di me, faccio delle incursioni nel passato un'abitudine salvifica - me l'ha insegnato lui, con la sua cautela e la sua costanza, che certi bicchieri non si possono riparare.
Per quante altre volte potrai arrabbiarti, sanguinare, stringere il bicchiere prima che il vetro si infranga? Quante crepe puoi ancora rischiare? Altre mille? Forse una.

Ne ho dovuti infrangere tanti, di bicchieri, per impararlo, e adesso fa così parte di me che non riesco ad immaginarmi senza. Mi dispiace. Dovevi pensarci. E' diverso da me, il Carota, così diverso che qualche volta mi viene il dubbio che lo sia troppo, in quell'eterna bagarre tra il mio cuore e la mia testa che vanno sempre in direzioni diverse e che in 29 anni non ho mai capito come mediare, dando retta ora all'uno, ora all'altra. Però la verità è che ho sempre cercato, nelle persone, qualcosa che non avevo - quello che mi manca. E' bello somigliarsi, non dover spiegare perché si ride, intuirsi così, che se ti regalo Franny e Zooey è perché lo so, che dentro la vasca fai come Zooey, anche se non ti ci ho mai visto. E' bello e facile e dio lo sa se ho bisogno di qualcosa di facile a volte, però non è quello che mi serve. Non ho bisogno di simbiosi per stare bene con qualcuno, o con me stessa, come non ho bisogno di caviale o foie gras per cenare. I miei spazi sono un ottimo modo per stare bene con gli altri, senza l'ansia di condividere ogni pensiero; la simbiosi va bene con le migliori amiche dell'adolescenza, quando coordini perfino i sogni, e ho smesso di crederci prima ancora che un incidente mi portasse via la mia, sei anni fa. Fare le stesse cose è facile: è costruire fiducia e rispetto che richiede crepe e sangue, e aiutarsi un po' ogni giorno e non litigare mai in piedi.

Quello che mi serve è l'armonia di due note, di due gusti diversi che si mescolano creandone uno che non conoscevi prima. E non lo so se è con lui che riuscirò a crearlo, ma adesso mi servono le sue mani, così incredule mentre mi bacia sfiorandomi come se fossi una pietra preziosa, così forti quando facciamo l'amore e mi prende per l'anima e per i capelli. Mi serve mangiare una pizza a gambe incrociate sul letto facendomi raccontare come, ad un certo punto, si sia tirato su le maniche ed abbia salvato la sua famiglia con quella sua intelligenza gentile, più gentile della mia.
E che importa se non ama leggere, ci sono già io a leggere, non mi serve finché mi chiede se guardiamo quel film, finché sghignazza per come mi addormento e cerca insieme a me i bigolari perduti in collina, finché sopporta le mie improbabili mostre e trova il lato comico e quello paziente delle cose. Finché mi scalda, sotto le coperte, non solo la pelle ma soprattutto quella cronica mancanza di fiducia che ormai mi portavo addosso.

La crepa fatale non è diversa dalle altre: è piccola, subdola; perciò bisogna stare molto attenti alle strade familiari, agli scorci di ogni giorno; mantenere quella curiosità che si ha per le botteghe umide di barbieri scalcinati in qualche borgo, e non so perché, ma è un'immagine che mi consola.

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